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Chi è Dante Livio Bianco

Signor Presidente, Lei che tanto bene conosce la storia del Piemonte, ricorderà la fiera risposta data da Vittorio Amedeo II agli emissari di Luigi XIV i quali gli spiegavano come le condizioni del suo esercito gli togliessero ogni possibilità di resistere alle potenti armate d'oltralpe: «Batterò col piede la terra, e n'usciran soldati d'ogni banda».
Ebbene, l'8 settembre, e in seguito, a Cuneo e intorno a Cuneo avvenne proprio così: i soldati, cioè i partigiani uscivano da ogni parte, perché qualcuno aveva battuto col piede la terra; ma non era stato un sovrano, re o principe che fosse, bensì una forza più alta e maestosa, quella che si chiama la coscienza civile, la vocazione nazionale, il senso dei valori supremi, quella essenziale virtù insomma, che, magari sotterranea ed invisibile per lungo volgere di anni, erompe nei momenti decisivi, e spinge un popolo a non mancare nell'ora del dovere storico.

Dante Livio Bianco
discorso del 18 settembre 1948 alla presenza del presidente della Repubblica Luigi Einaudi

Biografia

Nato a Cannes (Francia) il 19 maggio 1909, morto a Punta Saint-Robert, valle Gesso (Cuneo) il 12 luglio 1953, avvocato, Medaglia d'argento al valor militare.

Nei primi anni del fascismo, quand'era studente universitario a Torino, fu vicino a Piero Gobetti e nel 1942, quando fu costituito il Partito d'Azione, Bianco entrò a farne parte. Il 10 settembre 1943, due giorni dopo l'armistizio, organizzò in valle Gesso, con altri undici compagni di fede, la formazione partigiana "Italia Libera", dalla quale sarebbero nati i gruppi di "Giustizia e Libertà" operanti nel Cuneese.

Nel 1944 Bianco fu commissario della I Divisione GL e, nel marzo di quell'anno, fu tra coloro che a Barcellonette firmarono gli accordi politici e militari con la Resistenza francese. Dal febbraio 1945, Bianco fu comandante di tutte le formazioni GL del Piemonte, oltre che componente del Comitato militare del CLN della Regione.

Le imprese compiute durante la Guerra di liberazione gli sono valse due medaglie d'argento al valor militare. Deceduto durante un incidente in montagna, Bianco è stato nel dopoguerra uno dei dirigenti del Partito d'Azione ed ha lasciato numerosi, importanti scritti sulla Resistenza dei quali ricordiamo Venti mesi di guerra partigiana nel Cuneese, pubblicato nel 1946 e Guerre partigiane-Diario e scritti, stampato l'anno successivo alla morte dell'autore.

Nel luogo dove Bianco, appassionato d'alpinismo, ha perso la vita, è stata collocata una lapide che reca un'epigrafe dettata da Piero Calamandrei e a dieci anni dalla sua scomparsa, è stato intitolato un rifugio alpino a 1910 metri di quota in val Gesso.